Una fermata di bus, di metro; una fermata per un incontro fugace ma sufficiente, quel che basta per conoscere il contorno di una storia, il tempo necessario per stufarsi o incuriosirsi, per uno schizzo rapido di un uomo, per un ritratto scritto di una donna; il tempo di una fermata, di una canzone, di un tramonto, il tempo di innamorarsi.
Perché con la luna o il sole, quando regna l’oscurità o alle prime luci del mattino a Formentera c’è qualcuno che vuole essere raccontato.
Il viaggio di Laura parte da qui, da Formentera, ma non è solo un viaggio attraverso i luoghi, è soprattutto una ricerca attraverso le persone e attraverso la vita. Il tempo di una fermata è il momento di una riflessione sul mondo e su noi stessi, sull’essere umano e sul suo destino.
Ancora una volta, attraverso il suo racconto, mi accorsi di quanto siamo intrappolati in un destino che non è plasmato dai nostri desideri e dalle nostre azioni. È come se i filamenti di una ragnatela formassero una gabbia che gira come in un vortice e si modella oppure torna nella stessa posizione, ermeticamente, in un preciso momento che non decidiamo noi, ma il fato. Al massimo lasciamo impronte delle nostre illusioni nel pezzetto di mondo e di tempo che abbiamo a disposizione, ma nulla più di questo: impronte.
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